Dalla Trinacria alla Scozia

Durante gli anni della scuola media iniziai a coltivare la mia passione per la lingua inglese. E non solo per la diligenza scolastica che mi contraddistingueva ma perché proprio mi piaceva e mi divertiva studiarla. Per i bambini di oggi è più facile avvicinarsi a questa lingua, vent’anni fa le opportunità erano notevolmente ridotte. Terminati gli esami di terza media, arrivò una nuova estate! Ad attendermi, una vacanza speciale: il mio primo soggiorno all’estero, destinazione Edimburgo! Non una vacanza al 100% bensì una vacanza-studio, perché a casa mia lo studio è sempre stato prioritario al resto.

Se le prime volte prendevo le partenze con la naturale e tipica incoscienza che si ha da bambini, in età adolescenziale cominciai ad anteporre una serie di “se” e di “ma” tra me e la destinazione di arrivo.  “Se dovessi trovarmi male?”, “Ma lì non conosco nessuno”, “Se non capisco ciò che mi dicono?”. Ammirevole l’atteggiamento dei miei genitori che, pur essendo consapevoli dei miei dubbi, non li assecondarono né tantomeno mi trasmisero le loro paure ed ansie, piuttosto le trattennero tutte dentro. Ma io sapevo benissimo quanto invece fossero ansiosi e che al mio primo segnale di ripensamento, persino mio padre che non ama viaggiare in aereo, sarebbe salito sul primo volo per venire a prendermi e riportarmi a casa. No, non me lo sarei mai perdonato, non avrei mai dato questa delusione a me stessa e a loro. Sapevo quanto credessero nell’importanza di quell’esperienza formativa e dovevo fare quel salto fuori dallo Stivale, con o senza lacrime! Detto, fatto.

La mia prima reazione in aeroporto, neanche a dirlo, fu piangere a dirotto (giusto per tranquillizzare i miei). Una reazione assurda, non volevo più partire, avevo mille paure (inutili), l’estero era qualcosa di troppo grande, troppo difficile, troppo sconosciuto. Tuttavia non sarei partita da sola, c’erano altri ragazzini come me, un accompagnatore, avrei alloggiato comodamente in un college, non mi sarei dovuta preoccupare di nulla. Spesso siamo noi stessi a creare ostacoli inesistenti per timore di non essere all’altezza, dimenticando che la felicità sta proprio oltre la paura, nel momento stesso in cui decidiamo di “tuffarci” la felicità pervade il nostro corpo e la nostra anima.

Prima cartolina inviata dall’estero ai miei 🙂