You’ve got a friend

Forse perché sono un’inguaribile romantica o forse perché ho sempre creduto in quell’inspiegabile magia che tiene unite le persone oltre il tempo, gli impegni, gli eventi che costringono a sottostare alla distanza… fatto sta che quando ripenso a loro, alle persone che hanno segnato i miei viaggi e le mie esperienze di vita sia dentro che fuori lo Stivale, mi emoziono ripensando ai momenti vissuti minuto per minuto al loro fianco, concedendomi di aprire una finestra nella loro vita e nella mia.

A volte si sudano anni per costruire una solida amicizia…non so perché ma in viaggio spesso questa barriera temporale è ridotta o quasi inesistente, ci si racconta subito, ci si mette in discussione con più semplicità; allora è proprio il caso di dire che il viaggio ti pone su una dimensione diversa, di maggiore apertura e flessibilità…o almeno questo è quello che è sempre accaduto a me. Non viene tutto dal cielo, sia chiaro! Dobbiamo essere noi, per primi, ad entrare nell’ottica che se vogliamo vivere felici fuori dai nostri confini sicuri ( breve o lungo termine poco importa), dobbiamo per prima cosa socializzare, come dico io “avere uno spirito mobile”, quella testolina curiosa che nonostante il dubbio, ci faccia comunque aprire all’altro ed entrare in un mondo che inizialmente non ci appartiene ma chissà, magari dopo potrà piacerci. E se non ci piace, né sarà valsa comunque la pena!

Soprattutto i primi giorni, quando sei ancora con un piede di qua e uno di là, con il cuore a metà (la cosa che ti rende ancora più triste), ti aggrappi agli oggetti che hai portato da casa per sentire vicina la tua dolce metà, la tua famiglia, i tuoi amici. Quei primi giorni in cui vedi tutto grigio e poco sensato e pensi di essere l’unico a provare tutto ciò…e invece scopri, attraverso la condivisione, di essere solo uno dei tanti e che insieme ad altri che se la passano come te, puoi cancellare quel broncio che oscura il tuo viso.

Primi giorni a Bruxelles, conoscevo una ragazza, anzi preferisco chiamarla un angelo perché mi è stata tanto vicina in quel periodo. Un giorno come tanti, uno di quelli grigi grigi sia nel cielo che nell’anima, mi propone di partecipare ad una grande festa (con centinaia di invitati) e di collaborare in cucina come volontaria e aiutare i ragazzi dello staff, senza di lei che invece sarebbe arrivata a festa inoltrata. Forse una persona introversa e timida (eccomi qui) avrebbe rifiutato all’istante, non conoscendo né l’ambiente né le persone ma come dicevo qualche riga su, il viaggio ci cambia (se lo vogliamo veramente) ed io infatti di colpo ero cambiata, accettando il suo invito con un sorriso che ha dipinto di colori quella serata! Non ricordo quante arance e quanti limoni abbia tagliato per i cocktail, quanti piatti abbia servito, ricordo che eravamo tanti, tantissimi italiani e non, laureati e stralaureati, tutti insieme lì a condividere la ricerca di una casa, di un lavoro, di un sogno. Quella sera, però, era importante fermare le preoccupazioni per lasciare spazio alla conoscenza e all’amicizia, e così è stato. Ci siamo ritrovati in altre feste, si è creata una piccola quanto fondamentale rete di contatti.

E’ soltanto uno dei tanti esempi che potrei farvi. Quando parto sento sì il bisogno di scoprire il nuovo mondo in solitaria ma ancora di più amo creare situazioni e circostanze che mi facciano incontrare persone nuove, di culture diverse, che rendano speciale il mio viaggio. Se oggi mi emoziono ancora ricordandole, vuol dire che ho fatto bene, e lo devo anche a loro!

Questo mio breve sipario vuole essere un piccolo spunto per coloro che affrontano il viaggio o il trasferimento all’estero con chiusura e scetticismo, che negano a se stessi l’opportunità di avere nuovi amici, di lanciarsi nel confronto culturale. Penso invece che la socializzazione sia un passo fondamentale e poi se ci pensate….è bellissimo sapere di avere amici in giro per il mondo da poter rivedere!